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Palazzo Rosso a Genova – Organizza la tua visita

Palazzo Rosso a Genova è un affascinante edificio situato al civico 18 di via Garibaldi, nel cuore del centro storico di Genova. Questo palazzo dal carattere sontuoso e dalla storia ricca di fascino, è noto anche come Palazzo Ridolfo e Gio.Francesco I Brignole-Sale, dal nome dei primi proprietari. Nel 13 luglio del 2006 è stato inserito nella prestigiosa lista dei 42 palazzi iscritti ai Rolli di Genova, diventando così Patrimonio dell’Umanità secondo l’UNESCO.

Questa sontuosa dimora-museo, costruita tra il 1671 e il 1677 per i fratelli Ridolfo e Gio Francesco I Brignole-Sale, rappresenta un’importante testimonianza dell’arte e della cultura del Seicento e del barocco genovese. Nel 1874 la Duchessa di Galliera, ultima discendente del casato Brignole-Sale, donò Palazzo Rosso al Comune di Genova. Da allora, è diventato un luogo di grande importanza culturale per la cittadinanza, conservando il suo carattere originario e aprendo al pubblico la straordinaria collezione d’arte italiana e fiamminga, insieme a preziosi arredi storici. 

In questo articolo, esploreremo le meraviglie nascoste all’interno del Palazzo Rosso di Genova, dalle opere d’arte barocche agli arredi originali donati dai Brignole-Sale. Scoprirai perché questo palazzo è una tappa imperdibile per gli amanti dell’arte, della storia e della cultura quando visiti Genova.

Via Garibaldi Palazzi
Vista panoramica su Strada Nuova con i suoi palazzi patrizi

PALAZZO ROSSO A GENOVA, IN BREVE

La collezione dei Brignole-Sale: capolavori di scuola italiana e fiamminga XV-XVII secolo.

Appartamento settecentesco di Anton Giulio II Brignole-Sale. Mostre temporanee. Spazi educativi.

Appartamenti di Gio. Francesco I e Gio. Francesco II Brignole-Sale. Affreschi e quadreria storica XVII-XVIII secolo.

“L’appartamento di un amatore d’arte”, l’allestimento del 1955 di Franco Albini per Caterina Marcenaro.

L’ottocento dei Brignole-Sale. La biblioteca e gli arredi delle residenze dei Duchi di Galliera tra Genova e Parigi. 

Terrazza panoramica con vista a 360° sul Centro Storico di Genova. Attualmente è chiusa ai visitatori.

I due piani nobili ricchi di arte e di storia

Il Palazzo Rosso fu costruito con due piani nobili residenziali, assegnati tramite sorteggio tra i due fratelli Ridolfo e Gio.Francesco Brignole Sale. Originariamente Gio.Francesco I, che era il secondogenito, ottenne il primo piano nobile, dove abitò per un breve periodo. Poi morendo Ridolfo senza eredi nel 1683, l’intero edificio divenne proprietà di Gio.Francesco I. Questi decise di trasferirsi al secondo piano mentre il primo piano lo lasciò al suocero Giuseppe Maria Durazzo, che collocò qui la sua collezione di opere, in maggioranza di scuola veneziana.

Gio.Francesco I preferiva effettivamente il secondo piano nobile al primo e per questo motivo decise di impreziosirlo decorando a fresco volte e pareti. Incaricò per questo lavoro i maggiori maestri genovesi dell’affresco come Domenico Piola, Gregorio De Ferrari, Giovanni Andrea Carlone. Questi artisti sfidavano la fantasia dei contemporanei con composizioni audaci e illusionistiche: la loro creatività non conosceva limiti e si confrontava con le decorazioni altrettanto innovatrici realizzate nello stesso periodo a Roma e Napoli da figure di spicco come Giovanni Lanfranco, Pietro da Cortona e Luca Giordano.

Fu lo stesso Gio.Francesco I ad adibire alcune stanze del secondo piano ad area di rappresentanza, dando qui una prima collocazione alla quadreria che fu poi ampliata da un altro Gio.Francesco (secondo) arricchendo ulteriori stanze con dipinti. Attualmente al primo piano di Palazzo Rosso troviamo opere di Veronese, Reni, Guercino, Strozzi, Grechetto, Dürer mentre al secondo piano possiamo ammirare i celebri ritratti di Van Dyck. Analizzeremo ora due delle opere più famose ancora conservate qui a Palazzo Rosso: “Ritratto di Paolina Adorno Brignole-Sale”, olio su tela di Antoon Van Dyck, e “La Cuoca” di Bernardo Strozzi.

Palazzo Rosso Genova
Nel 1746 la facciata assunse l'attuale aspetto con le caratteristiche protomi leonine

Il ritratto di Paolina Adorno Brignole-Sale

Il ritratto di Paolina Adorno Brignole-Sale eseguito da Antoon Van Dyck si distingue come una delle sue opere più grandiose tra quelle che raffigurano singole dame durante il periodo genovese del pittore. Quest’opera segue uno schema compositivo che l’artista ha abbracciato in diverse fasi della sua carriera. In questa straordinaria rappresentazione, convergono tutti i tratti distintivi dell’arte di Van Dyck: la figura intera e il busto ruotato di tre quarti, uno sguardo diretto e coinvolgente verso lo spettatore, l’ambientazione in uno spazio maestoso, caratterizzato da possenti colonne, logge sontuose e drappi rosso intenso.

L'arte di Antoon Van Dyck

La ricchezza dei dettagli è notevole, e qui emergono con particolare forza due aspetti: la presenza degli animali e, soprattutto, la magnificenza dei costumi da parata. Il vestito indossato da Paolina è reso in modo straordinario, con un’abilità sorprendente nell’uso del colore. Il tessuto viene dipinto con una sottile stesura di colore blu per dar vita alla trama, mentre per gli ornamenti dorati viene impiegata una materia più densa, una sorta di pasta colorata in giallo e bianco, che evoca l’oro dei ricami. Questa meticolosa attenzione ai dettagli evidenzia il virtuosismo tecnico di Van Dyck e la sua capacità di catturare la lucentezza e la luminosità dei materiali.

ritratto di Paolina Brignole-Sale di Antoon Van Dyck
Ritratto di Paolina Adorno Brignole-Sale (1627). Olio su tela, 286 x 151 cm. Antoon Van Dyck

Paolina Adorno Brignole-Sale, ritratta qui all’apice della sua giovinezza, intorno ai vent’anni, è al centro della composizione. Tuttavia, questa rappresentazione va oltre la mera estetica, incorporando anche elementi allegorici. Il pappagallo, verosimilmente dipinto da Jan Roos, occupa un ruolo significativo nell’opera. Le sue piume sparse sul cuscino e la rosa completamente sbocciata nella mano destra di Paolina sono entrambi simboli eloquenti della fugacità della bellezza, proprio come la rosa destinata a sbiadire con il tempo.

"La Cuoca" di Bernardo Strozzi

Indubbiamente il capolavoro più celebre di Bernardo Strozzi, questa tela, universalmente conosciuta come “La Cuoca”, cattura un momento di straordinaria immediatezza in cui una domestica si trova assorta nell’atto di spennare un’oca, circondata da galline e colombi, mentre alle sue spalle pende un possente tacchino. L’ambientazione è la cucina di una sontuosa dimora aristocratica genovese del XVII secolo.

Nelle famiglie dell’alta nobiltà locale, in quel periodo, il ruolo di cuoco era riservato esclusivamente agli uomini, mentre alle donne spettavano compiti di minore rilevanza come, ad esempio, lo spennare il pollame. L’opera raffigura pertanto un’attività quotidiana di modesta condizione sociale. Eppure, l’elegante stagnara di argento cesellato che si staglia in primo piano, con il suo manico adornato da una figura femminile, svela immediatamente l’ambiente nobile in cui questa scena domestica si svolge.

Il dipinto è menzionato per la prima volta nel registro del 1683-1684 di Gio. Francesco I Brignole-Sale, il committente di Palazzo Rosso. Inizialmente, il quadro trovò posto nella villa di famiglia situata sulla collina di Albaro a partire dal secondo decennio del XVIII secolo e almeno fino al 1774. Questa collocazione, meno prestigiosa rispetto alla dimora principale, potrebbe essere stata scelta per la natura prosaica e quotidiana del soggetto, considerato forse inadatto per l’eleganza del palazzo cittadino, la cui collezione d’arte era arricchita soprattutto da opere di tematiche storiche e religiose tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo.

Quadro Strozzi Cuoca
La Cuoca (1625 circa). Olio su tela, 176 x 185 cm. Bernardo Strozzi

L'arte di Bernardo Strozzi

L’opera di Strozzi rappresenta una straordinaria fusione di diverse influenze che caratterizzavano la pittura genovese nei primi decenni del XVII secolo. Da un lato, si intravede l’influenza fiamminga che prediligeva rappresentazioni di cucine, mercati e dispense, stile già presente nelle collezioni genovesi sin dalla metà del Cinquecento grazie a opere di pittori come Aertsen e Beuckelaer. Dall’altro, emerge la nuova attenzione al genere della natura morta, incoraggiata dalla presenza in città di artisti fiamminghi come Jan Roos e Giacomo Liegi. Infine, si nota il crescente naturalismo di matrice caravaggesca che rappresentava l’altro polo di innovazione nella scuola artistica locale. Questo stile si unisce alla spiccata pennellata materica distintiva di Strozzi.

Sotto il profilo iconografico, si denota chiaramente l’intenzione dell’artista di confrontarsi con la rappresentazione di soggetti popolari, mostrando un interesse per la realtà che risultava ancora inedito per i pittori genovesi. Questo approccio è particolarmente sorprendente se si considera l’ambito religioso da cui proveniva Strozzi. Tuttavia, è possibile che oltre a questa lettura immediata, il dipinto nasconda significati simbolici più profondi. Alcuni studiosi hanno suggerito che il quadro potrebbe contenere un’allusione allegorica ai quattro elementi, rappresentati dagli uccelli per l’aria, dalla ricercata vasca in argento per l’acqua, dalla figura della cuoca per la terra e dal fuoco che Strozzi ritrae maestosamente scoppiettante sotto il paiolo.

L'appartamento ottocentesco dei Brignole-Sale

Saliamo di piano e lasciati le ambientazioni barocche ci troviamo in ambienti più moderni. Al quinto piano del palazzo oggi sono stati riuniti il salotto e la biblioteca di Antonio Brignole-Sale e alcuni degli arredi provenienti dalla dimora francese della figlia Maria e del marito Raffaele de Ferrari, che vissero dal 1854 fino alla morte a Parigi. Antonio Brignole-Sale, la moglie Artemisia Negrone con le figlie Maria e Luisa furono gli ultimi discendenti della nobile famiglia ad abitare Palazzo Rosso, risiedendo negli appartamenti dei piani più alti nella prima metà dell’Ottocento. 

A Palazzo Rosso, gli spazi occidentali del piano superiore sono stati abitati da questa famiglia, e sebbene il tempo abbia portato via i protagonisti, ha gentilmente preservato le loro tracce sotto forma di sofisticati mobili. Antonio Brignole-Sale, persona di grande raffinatezza, aveva incaricato l’ebanista inglese Henry Thomas Peters, attivo a Genova nella prima metà dell’Ottocento, di creare arredi che incarnassero l’eleganza suprema. Questi mobili adornano ora il salotto e la biblioteca di Palazzo Rosso, offrendo un assaggio del lusso che permeava la vita dei Brignole-Sale. L’allestimento attuale in queste sale ci permette di immergerci nell’atmosfera di quegli antichi tempi, quando il sapere e la cultura erano al centro della vita aristocratica.

palazzo rosso genova duchessa di galliera
Camera da letto della residenza parigina dei Duchi di Galliera, ora a Palazzo Rosso a Genova

La donazione alla città

Nel 1874, Maria Brignole-Sale e un delegato di suo figlio Filippo de Ferrari sottoscrissero l’atto di donazione alla Città di Genova. Questa generosa donazione fu un’idea avviata da Antonio e, in ultima analisi, impostata come volontà testamentaria da Luisa (1822-1868), la sorella della futura Duchessa di Galliera.

Dopo aver donato la dimora e le opere d’arte al Palazzo Rosso, Maria Brignole-Sale volle destinare alcuni mobili, quadri e oggetti personali dalla sua residenza francese, l’Hôtel de Matignon, alla città di Genova. In queste sale, l’atmosfera di due ambienti dell’Hôtel de Matignon è idealmente ricostruita con gli arredi originali. Un salotto e una camera da letto prendono vita grazie ai mobili realizzati da celebri artisti dell’epoca, fornitori di corte e dell’alta società parigina.

La camera da letto ospita una suite di mobili realizzati verso il 1830 da Jean-Jacques Werner, un rinomato ebanista svizzero attivo a Parigi. Questi mobili, impiallacciati in radica di frassino e decorati con bronzi dorati, incarnano lo stile dell’epoca. Di particolare interesse sono i comò senza serrature visibili, celate da piccoli elementi in bronzo scorrevoli, un tocco di estetica che li rendeva perfetti agli occhi dei contemporanei.

LE INFORMAZIONI UTILI PER LA TUA VISITA DI PALAZZO ROSSO A GENOVA

I Musei di Strada Nuova

Palazzo Rosso fa parte assieme a Palazzo Bianco e Palazzo Doria-Tursi del percorso museale dei Musei di Strada Nuova. “Strada Nuova” era come veniva chiamata storicamente l’attuale Via Garibaldi, strada dal fascino unico su cui si affacciano queste tre dimore nobiliari. Il percorso si snoda per oltre settantacinque sale, diventando così il maggiore museo di arte antica a Genova.

Orario di Palazzo Rosso e dei Musei di Strada Nuova

dal 1 novembre
da martedì a venerdì 9 – 18.30
sabato e domenica 9.30 – 18.30
chiuso: lunedì non festivo
Per maggiori informazioni consulta il sito dei Musei di Strada Nuova.

Biglietti per Palazzo Rosso e i Musei di Strada Nuova

Il biglietto intero singolo per visitare Palazzo Rosso, Palazzo Bianco e Palazzo Doria-Tursi, ovvero i Musei di Strada Nuova costa 9€ (il ridotto 7€). La domenica per i residenti a Genova l’ingresso è gratuito.

Palazzo Rosso è anche tra i musei inclusi nella “Genova Museum Card”, un biglietto comprensivo per la visita di 28 musei genovesi. Ha la validità di 24 ore e il costo di 15€.

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